domenica 4 febbraio 2024

Anche gli dèi

racconto


Come ogni mercoledì, alle cinque e un quarto in punto, Alex e Brian si incontrarono all’Old Duck. Sedettero insieme nel bow-window, al solito tavolino traballante, in un angolo in cui la vernice verde scura si andava irreversibilmente scrostando dalle vecchie pareti di legno. Da quella posizione, attraverso il vetro appannato, potevano godere la vista della stradina che costeggiava il fianco della collina dell’Università e dei numerosi studenti che la percorrevano in quel lungo pomeriggio di fine estate. Appena li vide, senza che dovessero dir nulla, il cameriere servì loro vinegar chips e due pinte del buon bitter artigianale per il quale il pub era meritatamente rinomato.
I due amici formavano una coppia davvero stranamente assortita. Alex era magro e piccoletto, Brian alto, robusto e assai impacciato. A dispetto del loro impeccabile accento oxbridge, a vederli insieme ricordavano tanto Stan Laurel e Oliver Hardy. Inseparabili lo erano stati fin dal tempo in cui si erano conosciuti, quando erano giunti come tugs all’Eton College. Dopo la High School avevano studiato entrambi a Oxford, Alex astrofisica e Brian archeologia. Sebbene avessero interessi culturali molto differenti, discutevano sempre insieme i progetti che ognuno di loro andava sviluppando, senza mai risparmiarsi le critiche più spietate. Finito il dottorato, la frequenza dei loro incontri si era diradata, Brian era stato postdoc a Torino e lecturer a Tubingen, Alex aveva lavorato prima a Harvard e poi a Berkeley. Per non rinunciare alle loro discussioni, avevano preso l’abitudine di trascorrere insieme ogni anno almeno un settimana di vacanze. Da quando entrambi avevano ottenuto la cattedra a Bristol, i rispettivi laboratori erano a soli cinque minuti di distanza l’uno dall’altro, la loro frequentazione era tornata assidua come ai vecchi tempi.

«È stata una settimana molto faticosa, ma sono soddisfatto», disse Brian. «Siamo riusciti a ricostruire i testi dei papiri trovati nel pozzo sul monte Garizìm. Secondo l’analisi con il carbonio 14 risalgono all’ottavo secolo a.C., poco prima della cattività babilonese. Sono la più antica versione conosciuta della Torah, i primi cinque libri dell’Antico Testamento. Sono scritti in samaritano antico, con caratteri proto-ebraici».

«Se ricordo bene, i giudei del tempo di Cristo accusavano i samaritani di eresia e idolatria…».


Un'immagine pittorica dell'asteroide Oumuamua

«Non soltanto li accusavano. Nel 128 a.C. il re di Giuda, Giovanni Ircano, distrusse il tempio di Garizìm. Se avremo fortuna, potremo confrontare due visioni molto differenti dell’ebraismo».

«Anche per me è stata una settimana intensa», disse Alex. «Ricordi il telescopio che abbiamo costruito nel deserto del Gobi? Punta verso la costellazione della Lira, nella direzione da cui nel 2017 era giunto Oumuamua. Dopo dieci anni di attesa, finalmente abbiamo trovato un oggetto interstellare: in questo momento si sta avvicinando alla velocità di 30 km/s. Le misurazioni della luminosità ci hanno permesso di dedurne la forma: è un sigaro lungo 200 metri e largo 50. La riflettanza ha un picco nella regione della luce gialla».

«Insomma, una gigantesca supposta gialla».

«Ah, credo proprio di sì. Una supposta interstellare».

«Speriamo che non ci arrivi in culo!».

Risero come due ragazzini che si raccontano le barzellette sconce. Poi Alex continuò: «Non corriamo rischi, passerà distante da noi. Adesso 2027 U1, questo il nome provvisorio della supposta, si trova a circa 200 milioni di km dal Sole, tra 77 giorni raggiungerà il punto più vicino alla nostra stella, soltanto 40 milioni di km. Questa volta siamo preparati, non mancheremo l’appuntamento come fu con Oumuamua. Raggiungeremo 2027 U1 con il Falcon Heavy tra 119 giorni, quando avrà iniziato ad allontanarsi dal sistema solare. Manderemo uno sciame di microsonde, lo fotograferemo da tutti i lati, faremo analisi spettroscopiche accuratissime per conoscerne la composizione chimica».

Brian guardò l’orologio che aveva al polso. «Questa sera tocca a me», disse dirigendosi verso il banco. Pagò e i due si alzarono, dirigendosi ognuno per la sua strada. 


*


Per undici settimane i due amici lavorarono molto intensamente ai rispettivi progetti. Non per questo rinunciarono al consueto incontro settimanale, ma all’Old Duck ebbero giusto il tempo per bere di fretta una lager, senza neppure prendere le chips. Il dodicesimo mercoledì, quando entrarono nel pub, Alex disse al cameriere, «Phil, credo che questa sera avremo bisogno di una Guiness e di steak and kidney pie».

Sedettero al solito posto e subito Alex aggiornò l’amico. «Finalmente abbiamo i dati sull’accelerazione di 2027 U1. Il contributo non dovuto alla gravità è 4 milionesimi di metro al secondo quadro. Ancorché possa sembrare piccolo, un simile eccesso di accelerazione è possibile solo se c’è un motore».

«Vuoi dire che si tratta di un’astronave aliena?», chiese sorpreso Brian.

«Non per forza. Le comete sono fondamentalmente grosse palle di ghiaccio. Quando si avvicinano al Sole si riscaldano ed espellono una coda di vapore acqueo. Funziona esattamente come i gas di scarico emessi dal motore di un razzo e imprime un’accelerazione alla cometa. Ma il nostro oggetto interstellare ha tutti i telescopi del mondo puntati addosso, se avesse una coda gliel’avremmo vista». 

«E allora?»

«Senza alieni, l’unica possibilità resta il vento solare. La luce del sole ha un sua pressione ben nota. La forza che il vento solare esercita su un oggetto è direttamente proporzionale alla superficie di questo, S. L’accelerazione è pari alla forza divisa per la massa dell’oggetto che, a sua volta, è proporzionale al volume, V.  Si trova facilmente che l’accelerazione è inversamente proporzionale al  rapporto tra volume e superficie, V/S: tanto più grande l’accelerazione, tanto più piccolo il rapporto».

«Facilmente, dici tu. Sai bene quanto siano limitate le mie conoscenze di matematica. Comunque mi fido di te. L’accelerazione è inversamente proporzionale a V/S».

«Per buona parte dei corpi, l’accelerazione dovuta al vento solare è talmente piccola che non possiamo neppure misurarla».

«Ma non hanno progettato vele solari?».

«Le abbiamo pure realizzate, se per questo. Ricorda com’è fatta una vela: che sia una vela solare o quella di un barca non cambia. Una grande superficie e un piccolo volume, V/S è pari allo spessore della vela. Se conosciamo l’accelerazione, possiamo calcolare lo spessore».

«Non ti seguo più, Alex. Mi avevi detto che 2027 U1 ha la forma di un sigaro, non di una vela». E, guardando nella direzione del cameriere, «Per piacere, Phil, altre due pinte di Guiness, la discussione si sta facendo troppo interessante per rimanere senza birra».

«Un sigaro in fondo è soltanto una foglia di tabacco arrotolata, Brian. Il nostro asteroide potrebbe essere cavo. In questo caso l’accelerazione ci dirà quanto sono spesse le pareti esterne. Domani decollerà il razzo con le sonde, presto ne sapremo di più. Per il momento sappiamo che 2027 U1 è una specie di sigaro vuoto all’interno, fatto di metallo giallo, forse oro, lungo 200 metri e largo 50 con le pareti esterne spesse circa un centimetro».

«Allora non è una supposta, è un dildo dorato! Ho visto che li vendono su Amazon. Forse non così grandi, però».


Ancora una volta i due amici scoppiarono a ridere. Brian si alzò quasi barcollando e, senza guardarsi intorno, si diresse verso il bagno. «Anch’io ho grosse novità, ma prima devo fare una cosa», disse. Ci mancò poco che una freccetta non lo beccasse. Soltanto dopo aver scampato il pericolo, si rese conto di essere passato tra il lanciatore e il bersaglio.


*


Appena tornato al tavolo, Brian prese a raccontare: «Ti ho già detto dei papiri di Garizìm. Essi contengono un intero libro che non ha riscontro nella Torah ebraica. Tu sai che la parola Elohim è spesso usata nell’Antico Testamento. Gli ebrei ortodossi la interpretano come “Dio”, ma si tratta di un plurale, almeno dal punto di vista grammaticale, e significa qualcosa come “i figli di El”. Nei Salmi, nel libro di Giobbe e in quello dei Re, vi sono brani in cui si parla di un’Assemblea Divina, “Dio giudica in mezzo agli dèi”. Questa idea di Assemblea divina è comune a molte religioni e mitologie antiche. La ritroviamo tanto in testi semitici quanto indoeuropei, dai sumeri, ai caldei fino agli antichi greci e romani. Per i popoli che abbracciano una religione politeistica è normale avere un intero Pantheon, ma l’ebraismo è generalmente considerato monoteista e molti autori hanno voluto interpretare questa Assemblea come un luogo in cui Dio legifera tra gli angeli, tra esseri spirituali di rango inferiore».

«Si, Brian, ho letto che, secondo alcuni biblisti, Yahweh fosse soltanto uno degli dèi, il dio di Israele…»

«La versione a noi nota dell’Antico Testamento sembra includere tra gli Elohim anche gli dèi venerati dai popoli vicini: Astarte o Ishtar, per i Fenici, Moloc per gli Ammoniti, Chemosh e Kos per i Moabiti e gli Edomiti. Nei manoscritti di Garizìm troviamo però tutta una schiera di altri dèi, riuniti nell’assemblea presieduta da El. La cosa singolare è che molti dei loro nomi sono simili a quelli delle divinità olimpiche. Certamente confonde le idee il fatto che il proto-ebraico sia privo di vocali, ma su queste identificazioni non dovrebbero esserci molti dubbi».

Svuotarono completamente i boccali di Guiness e ordinarono un terza pinta, poi Brian continuò: «L’assemblea degli Elohim è stata convocata per giudicare RPH, un dio che avrebbe commesso un grave crimine. Nel racconto di Garizìm, Yahweh svolge le parti dell’accusa. Secondo la ricostruzione di Yahweh, RPH aveva costruito una lira con il guscio di una tartaruga e il budello di un toro. Egli amava soggiornare sull’isola di Creta, dove incantava uomini e donne con la sua musica celestiale. A Creta, RPH si innamorò di HRDK, una donna bellissima che lo ricambiò appassionatamente finché un giorno non fu uccisa dal morso di un serpente velenoso. RPH discese allora agli inferi dove, con la musica della sua lira, riuscì a ammaliare Moloc e tutti i demoni del suo seguito. Fuggì quindi dall’Ade insieme alla sua bella, rendendola così immortale. Secondo Yahweh l'empietà di RPH e HRDK meritava di essere punita con la morte. Ishtar intervenne allora in difesa dei due amanti, sostenendo che HRDK non si era macchiata di alcun crimine e che, in ogni caso, neppure gli dèi riuniti in concilio avessero il diritto di privare della vita altri dèi immortali. Il saggio El accolse la tesi di Ishtar e decretò che RPH fosse privato della sua lira e rimanesse incatenato sul monte Ararat fino alla fine dei tempi. Quanto a HRDK, El la giudicò indegna di rimanere tra gli dèi perché comunque la sua immortalità era stata ottenuta con l’inganno. Così la scagliò in cielo insieme allo strumento musicale del suo amato, nella direzione di quella che poi fu nota come la costellazione della Lira. HRDK allora avrebbe assunto le sembianze della Stella del Nord, ma questa è una cosa che non capisco, la Stella Polare è nella costellazione dell’Orsa Minore».

«Questo te lo posso spiegare io», fece Alex. «Oggi il Nord è indicato dalla Stella Polare, ma non è sempre stato così per via della precessione dell’asse terrestre. 12000 anni fa la stella del Nord era Vega, una delle stelle più brillanti del cielo. Dunque HRDK fu tramutata in Vega».

«Non sono tanto sorpreso» continuò Brian «per il politeismo dei samaritani, in fondo è l’accusa che i giudei muovono loro da sempre. Trovo invece più strano che gli dèi olimpici fossero parte del Pantheon samaritano. Era già stato suggerito che Ishtar corrispondesse ad Afrodite e Moloc ad Ade, i papiri di Garizìm corroborano queste ipotesi e permettono anche di identificare El con Zeus, il padre degli dèi. Yahweh, abbastanza in linea con molti episodi dell’Antico Testamento, assume anche qui il ruolo antipatico di chi vuole sempre punizioni esemplari».

«HRDK e RPH potrebbero allora essere Euridice e Orfeo» suggerì Alex.

«Sì, credo che sia giusto. Ma ci sono differenze. Nel mito greco Euridice non esce viva dall’Ade. RPH ha poi molte caratteristiche del dio Prometeo, di cui condivide il destino. Secondo la mitologia greca invece, intristito dalla perdita della sposa, Orfeo finisce per suscitare la collera di Dioniso che lo farà decapitare dalle Baccanti. Per queste ragioni, almeno provvisoriamente, tradurrò RPH con Orfeo-Prometeo. L’accanimento che, nei manoscritti di Garizìm, Yahweh mostra contro RPH suggerisce anche l’identificazione del dio ebraico con il Dioniso dei miti greci».

«Si è fatto tardi, Brian. Domattina presto partirò per Houston. Seguirò da lì la missione del Falcon Heavy. Nelle prossime settimane ci sentiremo in videoconferenza».

I due amici si salutarono e si diressero verso casa avvolti dalla spessa nebbia che infiochiva la luce dei lampioni.


*


Sette settimane dopo l’ultimo incontro con Brian all’Old Duck, Alex era seduto a una scrivania ricoperta di foto e stava sorseggiando un mug di caffè nero. Digitò qualcosa sulla tastiera del computer e, subito dopo, iniziò una videochiamata. 

«Ciao, Brian. Qui piove e fa freddo. Com’è il tempo a Bristol?».

«Esattamente come da te. Da me è quasi mezzogiorno, l’ora di uscire per il lunch. Da te devono essere le sei di mattina. Se mi stai chiamando a quest’ora, credo che abbiate un problema lì a Houston».

«Finalmente abbiamo le foto e i dati delle sonde. 2027 U1 è un cilindro con due emisferi sulle basi, perfettamente liscio, a parte piccole ammaccature, probabilmente dovute all’impatto con micrometoriti. È di oro, con tracce di rame. Oro a 18 carati, Brian! Sulla superficie c’è materiale organico, ovviamente congelato. Lo abbiamo analizzato: acqua, piridina, squalene, urea, acido acetico, acido lattico, alcoli, glicoli, chetoni, aldeidi. In più, ingrandendo al massimo, siamo riusciti a osservare cellule epiteliali di sfaldamento, emazie e leucociti, un migliaio di volte più grandi delle corrispondenti cellule umane, ma, dimensioni a parte, del tutto simili. Uno dei nostri biologi ha detto che potrebbe trattarsi di “una secrezione vaginale”».

«Cavolo, Alex! Se ricordo bene, l’asteroide è lungo 200 metri per 50 metri di diametro. Sembra tutto in scala. Un gigantesco dildo d’oro, per di più usato!»

«Vacci piano» disse Alex. «Avrebbe dovuto usarlo una gigantessa alta più di un kilometro… A proposito, ti ho mandato un file gif, una foto in alta risoluzione dell’asteroide. Guardalo».

Non appena ebbe aperto il file sul suo pc, Brian sobbalzò sulla poltrona e cadde rovinosamente all’indietro, trascinando con sé buona parte delle carte che si trovavano sulla sua scrivania. «Vedo, Alex, è fantastico!» disse quando riuscì a riprendersi e rialzarsi. «Sulla superficie dell’asteroide è inciso “EYRYDIKH”, Euridice, la nostra HRDK!». 

«E che ci faceva con quel dildo?», chiese Alex.

«Forse le cose che si fanno di solito con un dildo…», rispose Brian. «Secondo il mito greco, Orfeo-RPH giurò che non avrebbe mai più guardato una donna che non fosse la sua Euridice. Avrà anche pensato che la sua amata da sola, così lontano, si sarebbe annoiata. Immagino che avrà pure trovato il modo per farle avere questo, o questi, dildo dorati, in modo che ella potesse ingannare il tempo e forse anche ricordarsi di lui».

«E le dimensioni?».

«Non ho spiegazioni, Alex. Ricordi: “Credo quia absurdum”, con queste parole Tertulliano spiegava la sua fede. In molte opere d’arte che ritraggono insieme uomini e dèi, le divinità vengono raffigurate come fossero più grandi. Forse erano più grandi? Nella Genesi è scritto: “facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza”, ecco sembra proprio che noi siamo loro immagini in scala uno a mille!».


martedì 27 giugno 2023

Cola Pesce (la mia versione della leggenda)

Nell’estrema punta settentrionale della Sicilia, là dove le acque del Mar Tirreno incontrano quelle dello Ionio, sorge l’antica Lanterna cui si affida chi attraversa le acque malsicure dello Stretto di Messina. La nostra storia si svolge ai piedi di quel Faro, nel mare e tra le povere case dei pescatori del luogo. 


Ah, quant’è bedda Nunziatina! Nessuna fìmmina del Faro è bella come lei. Don Giovannino la voleva, ma le pettegole dicevano che era mavàra e non se n’era fatto niente. Pure Ntoni, Bastianeddu e Ninài volevano Nunziatina. Lei li guardava dritto negli occhi e diceva «Hai la roba? No? Che ci faccio con un pezzente come te ? Iitinni! [1]». 

“Ma che mavara e mavara!” pensava Ninài, “Nunziatina cogghi u malocchiu [2] come tutte le altre in paese, lei è fìmmina timorata di Dio, la domenica va a messa e canta nel coro. Ah, l’aveste sentita! La voce di un angelo del paradiso!”.


Ostinato come un mulo, Ninài non si era rassegnato al rifiuto di Nunziatina. Con le sue mani costruì un luntru, la barca con la torretta per per avvistare i pesci spada e la passerella a prua per fiocinarli. Mastru Masi gli forgiò u ferru, la fiocina. Il tempo della caccia inizia d’aprile e dura fino a settembre. Cinque vogatori, due a poppa e tre a prora, manovrano i lunghi remi. Arrampicato in cima alla torretta un picciriddu fa’ da vedetta e Bastianeddu tiene il timone. Quando, tra il luccichio del sole e delle acque, distingue il dorso argentato del pesce, u picciriddu fa’ un grido e indica la posizione. Guidati da Ninài e Bastianeddu, i pescatori manovrano veloci e in men che non si dica sono di sopra al pesce. Ninài si sporge sulla passerella e lanza u ferru. Il pesce tira come un dannato, la sagola corre, brucia le mani. La barca rischia di affondare se il pesce si inabissa, o di sfasciarsi se è colpita dalla lunga spada. Ma i pescatori non mollano. Alla fine il pesce si sfianca, lo uccidono a colpi di remo, lo issano sulla barca e gridano “San Marcu è binidittu”. Poi lo segnano, tracciando con le unghie quattro cruci sulle branchie, perché nessuno spirito maligno del mare possa entrare nelle case. 

Il pescato va spartito tra la barca, l’equipaggio e u mastru ferraru, ma il pescespada si vende bene. Nella cattiva stagione Ninài smonta torretta e passerella e porta a Bagnara il sale di contrabbando. U luntru è leggero e veloce. 


Due anni di lavoro duro, tanto ci volle a Ninài  per comprare gli occhi neri di Nunziatina. Quando escono dalla chiesa, Nunziatina con la mano si ripara i begli occhi abbagliati dalla luce del sole. Ninài è abbagliato dalla luce della sua bella, non vede altro che lei. La porta a casa, fanno l’amore fino a mattina. Sette mesi dopo nasce Cola. Ninài è l’uomo più felice del mondo.    

«Sulu setti misi, non parirìa», «Tuttu so’ matri. Nenti ni pigghiau du patri», dicono le pettegole in paese.


Il piccolo Cola ha gli occhi della madre, neri come tizzoni. I piedi sono strani, con le dita unite da membrane, come quelli delle anatre.

«Comu me nonnu», dice Nunziatina. «Non ti preoccupare, Ninài. Terrà sempre le calze ai piedi. Accussì i cristiani non mummurìanu [3]».

Ninài è sempre felice, suo figlio è il bimbo più bello di Faro e cresce sano. Tre mesi dopo, Nunziatina dice: «Portiamo a mare u picciriddu».

Ninài protesta: «Ma ancora non cammina…»

«Il mare gli piacerà, come a suo padre».

In acqua il bambino mostra tutta la sua gioia, ride, strilla, spruzza… Cola impara a nuotare prima ancora che a camminare.   

«Pari un pisci», dice orgoglioso Ninài.

«Vedrai», fa’ Nunziatina, «sarà un lanzatùri bravo come suo padre».


Passa il tempo e Cola ha dodici anni. In barca con Ninài, sta sulla torretta, nessuno come lui avvista tanti pesci spada. Ninài è felice e compra a Nunziatina quell’anello d’oro che lei desidera tanto. Quando non è sul luntru, Cola gioca con gli altri picciotti del Faro: Turiddu, Pascalinu e Ntonieddu. Nelle gare di nuoto è imbattibile, nelle corse a terra è impacciato da quegli strani piedi che tiene sempre coperti, come vuole sua madre. Sott’acqua Cola è insuperabile: prende il fiato e scende giù verso il fondo. Pesca a mani nude polpi e ostriche, tiene con sé un coltello legato a un ramo di pino e con quello infilza ricciòle e cernie. Cola non soltanto è bravo: è pure buono e generoso, tutti gli sono amici. 


È inverno, il maestrale soffia freddo e impetuoso. Ninài è partito per portare il sale a Bagnara. Sa che i gendarmi non potranno mai raggiungere il suo luntru. Con quel vento, sicuramente finirebbero contro gli scogli. Cola è al Faro, gioca con gli altri picciotti. Nunziatina, sola in casa, ricama. All’ora di cena, quando torna a casa, Cola sente odore di mare, vede piccole pozze di acqua salmastra. 

«Mammà, di unni vinni tutta st’acqua?», domanda. Mentre pronuncia queste parole intravede un uomo alto e robusto, con le dita dei piedi palmate e strani segni sul collo.

«Cola, chistu è to patri!».

Cola, sorpreso, fugge, si tuffa nel mare in tempesta. 

«Cola!, Cola!», chiama Nunziatina. «Cola!, Cola!».

Cola continua a nuotare, sempre più al largo.

«Cola!, Chi mi hai malanova! Se non veni, ha essiri pisci, comu to patri!».


Solo dopo molti giorni Cola torna alla Lanterna, nello specchio d’acqua sotto il Faro per incontrare i picciotti.  Turiddu, Pascalinu e Ntonieddu gli dicono:  «Cola! Un pisci diventasti, ti crisceru li branchi!».

Cola non vuole più vedere Ninài né Nunziatina. Spesso però torna alla Lanterna, per i suoi amici. “Cola Pisci” lo chiamavano al Faro, sempre sottovoce, sempre lontano dalla chiesa e dai parrìni, quasi si vergognassero di conoscere quel ragazzo che ha branchie non segnate.


Quando Pascalinu eredita la barchetta di suo padre, Cola lo segue nuotando veloce come un siluro. Con le mani e con il coltello cattura pesci e li dona all’amico: «Mi raccomando, porticcilli puru a Ntonieddu e a Turiddu!». 

Un giorno, la barchetta di Pascalinu inizia a roteare in uno di quei mulinelli che spesso si formano presso al Faro, anche quando è sereno. Gli antichi dicevano che fossero Scilla e Cariddi, i due mostri immani che sputavano acqua dalle fauci spalancate. Pascalinu, incapace di governare, chiama: «Cola! Cola Pisci! Aiuto!». Cola arriva subito, afferra la chiglia con le mani e trae l’amico e la sua barca fuori da quella danza mortale.


Le voci corrono. Ormai sulle due rive dello Stretto non si parla d’altro che di quel ragazzo, mezzo uomo e mezzo pesce, che nuota più veloce dei pesci spada e si immerge più profondamente dei pesci San Pietro. 


Ai tempi della nostra storia, ogni primavera il Re di Sicilia si reca in nave da Palermo a Messina con tutta la sua Corte. Passa dal Faro e viene a sapere di Cola Pesce.

Lo fa chiamare e salire sulla nave. Salpano e raggiungono il mare aperto. Il Re prende un anello di grande valore, tutto d’oro, tempestato di rubini e diamanti, e lo getta in acqua:  

«Prendilo e sarà tuo».

Cola si tuffa.

Troppo tempo è passato. Nelle barchette che fanno codazzo alla nave del Re, i pescatori sono sgomenti. Troppo fondo perché un uomo possa sperare di tornare in superficie. I cortigiani non sono sorpresi e sogghignano, avvezzi come sono alle crudeli bizzarrie del monarca.  

Quando ormai nessuno se lo aspetta, Cola riemerge con l’anello in mano.

«Cos’hai visto là sotto?».

«Fuoco e acqua, Maestà. Non si vedeva bene, c’era troppo fumo».

«Voglio sapere se ci sono pericoli per il mio regno. Torna più a fondo e riferisci. Se avrai successo ti nominerò mio Grande Ammiraglio».

Cola si immerge di nuovo. Questa volta passa molto tempo e persino i suoi amici che sanno delle branchie si disperano. Quando il Re aveva già dato ordine di tornare a riva, la vedetta grida:

«Cola Pisci!»

E il Re: «Cosa c’è là sotto. Dimmi tutto, Cola».

«Il fuoco dell’Etna fa bollire l’acqua, Sire. La Sicilia poggia su tre colonne, Capo Passero, Capo Boeo e Capo Peloro. Quest’ultima è stata erosa dai vapori bollenti. Sono sceso fino al fondo dello Stretto e ho visto che è incrinata».

«Adesso sei il mio Grande Ammiraglio, Cola Pesce. È tuo dovere difendere il Regno da ogni pericolo che viene dal mare. Torna in fondo e puntella quella colonna con il ferro, dovesse anche costarti la vita. Se riuscirai sarai il mio Vicerè».

Cola si tuffa di nuovo, con una gran trave di ferro in mano. L’attesero due giorni interi, invano. Il terzo giorno la nave del Re riparte, diretta a Messina.


Alcuni dicono che, come un novello Atlante, Cola rimase giù sul fondo a reggere la colonna incrinata. Altri sostengono che in fondo al mare Cola abbia incontrato suo padre, Tritone, e che questi gli avrebbe detto:  

«Che fai? La Sicilia non è minacciata dalle fiamme dell’Etna. Il  pericolo vero sono i despoti rapaci, quelli come il tuo Re e come quelli che verranno dopo di lui, pretendendo di ricoprire tutto di ferro e di cemento. Rimani con me, piuttosto, e con le mie sirene».


[1]  Iitinni: Vattene

[2] cogghi u malocchiu: esegue un rituale di magia bianca popolare per verificare se c’è stato malocchio e, in tal caso, toglierlo. 

[3] mummurìanu: mormorano, spettegolano.

martedì 11 agosto 2020

COVID 19 : da cosa (e da chi) guardarsi

In Italia sembra proprio sia iniziata una nuova ondata di contagi. I nuovi positivi sono più giovani, in maggioranza hanno meno di 40 anni, spesso provengono dall'estero o hanno avuto contatti con viaggiatori di ritorno dalle vacanze, ma non mancano le segnalazioni di contagi per così dire indigeni, avvenuti soprattutto negli ospedali . E' diversa anche la distribuzione geografica: per esempio ieri sono stati segnalati più nuovi casi in Sicilia (32) che in Lombardia (31). Contrariamente a quello che molti pensano, hanno ripreso ad aumentare non soltanto gli infetti, ma anche i casi gravi, i ricoverati in terapia intensiva. Cosa sta succedendo?


Ibiza, Spagna

Dopo un lunghissimo lock-down, l'Italia sembrava esser venuta fuori dall'incubo COVID. Poi si è deciso di allentare, prima permettendo la mobilità sul territorio nazionale, poi aprendo, pur con certe limitazioni, agli spostamenti internazionali ed infine anche a lidi e discoteche. Il nostro Paese trae un grande beneficio economico dal turismo e non vogliamo qui discutere le scelte politiche relative, che ci risultano per altro essere largamente condivise da maggioranza e da opposizione. Secondo noi sono rilevanti per questo tema un certo tipo di incapacità di prevedere lo sviluppo degli eventi e alcune scelte sbagliate che ne sono derivate. Conta forse ancor più la massiccia propaganda di disinformazione condotta su giornali, TV e social che ha spinto molti cittadini a comportamenti all'insegna della stupidità e dell'autolesionismo. Ma andiamo con ordine. 

Il governo tedesco si è attrezzato per la riapertura delle frontiere puntando su un'informazione corretta dei propri cittadini intorno al rischio di contrarre il morbo nei diversi Paesi del mondo, perché il rischio non è uguale ovunque. Il principale indicatore di rischio scelto, r, è definito per ogni Paese del mondo come il numero medio di contagi ogni 100 mila abitanti [1]. Sono considerati paesi a basso rischio quelli con r minore di 20, a medio rischio quelli con r compreso tra 20 e 50 e a rischio elevato i Paesi con r maggiore di 50. I cittadini tedeschi sono vivamente sconsigliati dal visitare Paesi a rischio elevato e, per chi giunge da tali Paesi, è obbligatoria la quarantena all'arrivo in Germania. Il monitoraggio di r da parte del Robert Koch Institute è continuo e le misure scattano automaticamente quando si superino i valori di soglia. Da noi tutto invece è nella confusione più grande e le misure restrittive, quando vi siano, rincorrono le notizie di cronaca e richiedono un decreto ad hoc. L'Italia, con un valore di r pari a 7, è risultata una meta attraente per molti turisti. Ne sono arrivati tanti, ma i controlli ci sono stati quasi esclusivamente dopo i ricoveri ospedalieri.  Sotto forniamo una tabella con i valori di r per tutti i Paesi del mondo.

Sul fronte delle bufale, molti si sono spesi per diffondere tesi illogiche con lo scopo di attirare clienti o forse soltanto di fare i propri porci comodi e di compiacere il committente. Abbiamo sentito i virologi televisivi e politici senza ritegno sostenere cose contrarie all'evidenza dei fatti e senza alcun fondamento: secondo costoro il virus sarebbe "scomparso" o "indebolito" . E' tornata persino in auge la bizzarra teoria secondo cui il virus morirebbe  temperature superiori a 24°C: non conta il fatto che un tale virus non avrebbe alcuna possibilità di contagiare un essere umano che, notoriamente, ha una temperatura corporea di 37°C, non conta neppure che in questi giorni il virus ha fatto stragi in Paesi caldi come il Brasile, l'India, gli USA (in questa stagione), il Messico! Noi, che siamo sempre stati contrari alla persecuzione dei reati d'opinione, crediamo tuttavia che sia necessaria la repressione quando la diffusione di notizie false abbia lo scopo di arrecare danno alla salute pubblica e auspichiamo interventi severi da parte degli organi a ciò deputati.

Diamo adesso un'occhiata alla situazione di rischio (valutata il 9 Agosto 2020) nei vari Paesi. Una avvertenza doverosa è che i dati forniti dai Paesi meno sviluppati tendono a sottostimare il contagio e vanno quindi considerati con più attenzione.

In Europa il rischio è ridotto nella gran parte dei membri dell'UE, con le notevoli eccezioni di Spagna, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Lussemburgo, mentre le probabilità di contagio sono elevate in buona parte dei Paesi balcanici e dell'Europa dell'Est. In Asia destano preoccupazione la Russia e gran parte dei Paesi dell'ex URSS, Israele e molti paesi arabi, l'India, le Filippine e Singapore. In Africa il rischio è elevatissimo in Sud Africa e alto in Algeria e Marocco, oltre che probabilmente anche in ltri paesi in cui l'uso dei kit diagnostici è limitato. Gran parte dei Paesi americani, con in testa Stati Uniti e Brasile, sono in questo momento al centro della tempesta. 

Europa, Paesi con rischio ridotto: Austria (18), Belarus (18), Croatia (18), Cyprus (16), Denmark (18), Estonia (9), Finland (3), Germany (13), Greece (13), Hungary (3), Ireland (17), IsleOfMan (0), Italy (7), Latvia (4), Liechtenstein (8), Lithuania (8), Norway (10), SanMarino (0), Slovakia (8), Slovenia (8), UnitedKingdom (17), VaticanCity (0)

Europa, Paesi con rischio medio: Bulgaria (42), CzechRepublic (29), France (25), Gibraltar (46), Iceland (33), Monaco (44), Netherlands (34), Poland (23), Portugal (24), Serbia (50), Sweden (34), Switzerland (26), Ukraine (37)

 Europa, Paesi con rischio elevato: Albania (56), Andorra (75), Belgium (71), BosniaHerzegovina (112), FaroeIslands (181), Kosovo (159), Luxembourg (160), Macedonia (84), Malta (90), Moldova (114), Montenegro (130), Romania (86), Russia (52), Spain (90)

Asia, Paesi con rischio ridotto: Afghanistan (3), Bangladesh (21), Bhutan (2), Brunei (0), Cambodia (0), China (0), EastTimor (0), Egypt (4), Georgia (2), HongKong (20), Indonesia (10), Japan (14), Jordan (1), Laos (0), Macau (0), Malaysia (1), Mongolia (0), Myanmar (0), Nepal (15), Pakistan (6), SouthKorea (1), SriLanka (0), Syria (3), Taiwan (0), Tajikistan (6), Thailand (0), Turkey (18), Vietnam (0), Yemen (0)

Asia, Paesi con rischio medio: Azerbaijan (36), Iran (44), Lebanon (45), Philippines (47), UnitedArabEmirates (38), Uzbekistan (32)

Asia, Paesi con rischio elevato: Armenia (106), Bahrain (327), India (58), Iraq (105), Israel (253), Kazakhstan (90), Kuwait (192), Kyrgyzstan (118), Maldives (399), Oman (120), Qatar (138), Russia (52), SaudiArabia (66), Singapore (83)

Africa, Paesi con rischio ridotto: Algeria (19), Angola (2), Benin (1), Botswana (5), BurkinaFaso (0), Burundi (0), Cameroon (6), CentralAfricanRepublic (1), Chad (0), Comoros (6), DemocraticRepublicCongo (1), Egypt (4), Eritrea (0), Ethiopia (8), Guinea (7), GuineaBissau (5), IvoryCoast (5), Kenya (18), Lesotho (11), Liberia (2), Madagascar (15), Malawi (5), Mali (0), Mauritania (8), Mauritius (0), Mozambique (2), Niger (0), Nigeria (3), RepublicCongo (12), Reunion (3), Rwanda (3), SaoTomePrincipe (7), Senegal (9), Seychelles (13), SierraLeone (2), Somalia (0), SouthSudan (2), Sudan (1), Tanzania (0), Togo (2), Tunisia (2), Uganda (0), WesternSahara (0), Zimbabwe (13)

Africa, Paesi con rischio medio: Djibouti (31), Gabon (46), Gambia (46), Ghana (28), Libya (44), Morocco (36), Namibia (46), Zambia (21)

Africa, Paesi con rischio elevato: CapeVerde (101), EquatorialGuinea (138), Mayotte (81), SouthAfrica (202), Swaziland (75)

America, Paesi con rischio ridotto: Anguilla (0), AntiguaBarbuda (10), Barbados (11), Bermuda (8), BritishVirginIslands (3), Canada (15), CaymanIslands (0), Cuba (4), Curacao (1), Dominica (0), FalklandIslands (0), Greenland (2), Grenada (1), Guadeloupe (19), Haiti (3), Jamaica (6), Martinique (17), Montserrat (19), Nicaragua (7), SaintKittsNevis (0), SaintLucia (1), SaintPierreMiquelon (0), SaintVincentGrenadines (5), TrinidadTobago (10), Uruguay (5)

America, Paesi con rischio medio: Belize (28), Guyana (25), Paraguay (36), Venezuela (32)

America, Paesi con rischio elevato: Argentina (190), Aruba (422), Bahamas (141), Bolivia (186), Brazil (294), Chile (151), Colombia (299), CostaRica (164), DominicanRepublic (156), Ecuador (83), ElSalvador (91), FrenchGuiana (331), Guatemala (68), Honduras (88), Mexico (69), Panama (346), Peru (317), PuertoRico (190), SintMaarten (187), Suriname (169), TurksCaicosIslands (336), UnitedStates (248), VirginIslands (168)

Oceania, Paesi con rischio ridotto: Fiji (0), FrenchPolynesia (1), NewCaledonia (0), NewZealand (0), NorthernMarianaIslands (15), PapuaNewGuinea (2)

Oceania, Paesi con rischio medio: Australia (26) 

Oceania, Paesi con rischio elevato: Guam (49)


[1] Per un approfondimento su r, vedere https://resmetallica.blogspot.com/2020/08/in-quali-paesi-e-maggiore-il-rischio-di.html